giovedì 26 gennaio 2017

Intervista al blogger: A Frè So Yang



Oggi abbiamo intervistato Giulia, la titolare del blog A Frè So Yang, che ci parla con passione della sua autrice preferita e dei libri in cui rispecchia la sua vita. Trovate il suo blog qui

 

Benvenuta e grazie per aver accettato questa intervista. Chi sei nella vita di tutti i giorni?

Grazie a voi per l’iniziativa creata! Sono Giulia, ho 22 anni e mi sono da poco laureata come educatrice sociale e culturale. E queste sono le uniche cose certe della mia vita. Per il resto è un pendolo che oscilla tra il “boh” e il “mah”. E ogni tanto passa anche per il “ma lo sai che forse ho capit… ah no, scherzavo”.

 

Che posto hanno i libri nella tua vita?

Un posto fondamentale. Leggo sin da quando sono molto piccola e non ho mai smesso. Leggere vuol dire conoscere persone, visitare luoghi, instaurare nuovi rapporti, poi che tutto ciò avvenga con persone che esistono solo quando apri il libro poco importa. Anche se in verità non è nemmeno così. Un buon libro, riesce a entrarti così tanto sotto la pelle, da esistere al di là dei confini spazio temporali. Esiste finché esisterai tu. E quando tu non ci sarai più lui esisterà ancora. Come si fa a definire labile un qualcosa che dura in eterno? Come si fa a definire falso un qualcosa in cui puoi trovare supporto, svago, divertimento, comprensione, insegnamento?

 




Qual è il tuo libro o il tuo autore del cuore?

Ho due libri e un’autrice del cuore. I libri sono Orgoglio e Pregiudizio e Colazione da Tiffany. Il primo è stato il primo libro che ho letto di colei che poi sarebbe diventata la mia autrice del cuore: Jane Austen. Il secondo è il libro della mia vita, con all’interno la protagonista letteraria in cui più rivedo me stessa e che più mi ha aiutato.

Ma tornando a Jane Austen, perché è la mia autrice del cuore? Nei suoi libri riesce a denunciare una società (quella inglese a cavallo tra il '700 e l’800) che amo, ma che è chiaramente piena di spettri nascosti. E lo fa con storie apparentemente slegate dal fulcro della denuncia. Potrebbe sembrare l’ennesima autrice che parla sempre e solo di storie d’amore e di matrimonio fini a se stesse. Classici romanzetti rosa. Invece a un’attenta analisi ci si rende conto di come, grazie alla sua tecnica di scrittura fortemente ironica, metta in evidenza quanto in realtà tutto questo sia costruito dentro una prigione sociale. È vero che le donne Austeniane alla fine cedono al matrimonio, ma lo fanno secondo le proprie regole. Sono donne forti, che riescono a imporsi intelligentemente in una società che le vorrebbe accondiscendenti a ogni costo. La stessa Austen riesce a farlo. Leggendo i suoi romanzi ci rendiamo conto delle regole implicite ed esplicite della società del suo tempo, eppure lei è riuscita a non sposarsi mai. Quanto può essere debole una donna di questo tipo? Ve lo anticipo io: per niente.

 

Colazione da Tiffany invece mi ha regalato Holly Golightly. Holly mi rappresenta in tutto e per tutto. È una donna indipendente, talmente tanto da sentirsi perennemente sola. Non perché lo sia davvero, ma perché non riesce a sentirsi appartenente a nessun luogo e a nessuna persona. È alla costante ricerca di un luogo da chiamare casa. E trovare in un personaggio letterario le mie stesse sensazioni, emozioni, desideri, difficoltà, mi ha aiutato a capirli, affrontarli e accettarli. Non so cosa voglio fare della mia vita, non so dove voglio passare la mia vita, né tanto meno con chi, ma questo non mi rende sbagliata. Come si è accettata Holly, devo fare lo stesso io. Un giorno magari avrò le idee più chiare o magari non avverrà mai, ma non ha senso torturarmi ora per questo. È giusto che, nei limiti del possibile (che invece lei a volte supera), io faccia quello che mi senta di fare, dove sento di volerlo fare e con la persona che voglio io. Questa persona può anche essere semplicemente me stessa. Sembra un discorso banale, ma in una società che ti spinge a dover essere sempre decisa e sicura riguardo a queste cose non lo è per niente. Quindi non posso far altro che ringraziare Holly per avermelo fatto capire.

 

Perché hai deciso di aprire un blog letterario?

Perché mi piace aver sempre un opinione sulle cose e un modo per esprimerla, dunque aprire il blog mi è sembrata la scelta più sensata.

 

Qual è il genere che preferisci leggere e recensire?

Romanzi, in particolare quelli appartenenti ai classici della letteratura. Anche se in realtà sono molto curiosa, quindi leggo volentieri anche quelli più moderni.

 

Leggi e recensisci anche altri generi?

Se un libro mi colpisce, sia in positivo che in negativo, non ha importanza il genere a cui appartiene. Quindi la risposta è sì.

 

Ti definiresti "buona" o "cattiva" con gli autori?

Sono una persona molto sarcastica, in generale,  dunque lo sono anche nell’esprimere le mie opinioni, però cerco sempre di non ferire la persona in sé. E anche quando ho un'opinione negativa di un libro, cerco sempre di far divertire coloro che leggono il mio blog: di conseguenza la recensione diventa molto più bonaria di quello che potrebbe essere.

 

E gli autori, accettano le tue critiche?

Onestamente non lo so, ma se non le accettassero, sarei più che felice di discuterne insieme.

 

Cosa pensi del self publishing?

In linea di massima non sono d’accordo, poiché le case editrici hanno nel loro staff persone competenti quindi mi fido della loro opinione. È vero che spesso loro si devono piegare al mercato, quindi preferire determinati libri non perché di qualità migliore ma semplicemente perché più fruibili, ma credo che se il libro in questione merita davvero, una casa editrice che lo accetti la si trova.

 

Se un libro non ti piace, lo recensisci lo stesso?

Sì. E’ molto peggio quando un libro non mi suscita nessuna emozione, rispetto al provare emozioni negative.

 

Un parere per orientarci: cosa occorre a un libro oggi per attirare l'attenzione in un mercato così affollato?

Deve avere una storia che valga la pena di essere raccontata. Prima di scrivere un libro la persona si deve porre, secondo me, queste domanda: “Ho davvero qualcosa da dire?” E ancora: “Ha senso che le persone usino parte della loro giornata a leggere quello che ho da dire?” Se la risposta è sì, allora proseguite con la scrittura, se è no, allora fermatevi e aspettate: evidentemente non è il momento giusto.


Clara Cerri

 

 

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