sabato 31 dicembre 2016

recensione La Mano

Titolo: La mano
Autore: Cenzie Loparco
Formato: ebook
Lunghezza stampa: 101
Editore: Lettere Animate
Prezzo: 1,49


L’AUTORE:
Cenzie Loparco è nata a L’Aia, nei Paesi Bassi, dove ha trascorso i primi anni della sua vita. Nel 1975  si è trasferita in Puglia, quindi a Lavello, in provincia di Potenza, il paese natale di suo padre, dove attualmente vive con il marito e i tre figli. Ha frequentato la facoltà di lingue e letterature straniere di Bari. Nel febbraio 2016 ha pubblicato il suo primo romanzo, “La mano”, edito da Lettere Animate. Sempre per loro ha scritto un racconto per la collana Buio. Da alcuni mesi è uscito un suo racconto nell’e-book Io scrivo per voi i cui proventi saranno interamente devoluti a favore dei terremotati del sisma di Amatrice e in questi giorni è uscita un’antologia dal titolo Racconti fuori tema in cui è incluso un suo racconto dal titolo “La perquisizione”.

SINOSSI:
In una rovente mattina di un’estate lucana, quattro amici decidono di andare in escursione al bosco delle rose.
Ciò che doveva essere un’avventura divertente, si trasforma ben presto in un incubo inquietante, quando il gruppo scorge una mano con un anello particolare spuntare dal terreno.
Dopo una fuga iniziale, uno di loro, Salvo, ritorna sui propri passi, recandosi dai carabinieri guidati dal maresciallo Nisticò.
Quando gli uomini dell’Arma lo accompagnano sul luogo del macabro ritrovamento, scoprono però che della mano non vi è traccia. 
Per Salvo iniziano i guai e solo l’appuntato Gargiulo sembra volergli dare credito, indagando per conto proprio.
L’unico indizio è quell’anello particolare che appartiene a una sorellanza universitaria americana…

RECENSIONE:
Sono ormai un’appassionata di gialli. Mi piacciono anche i gialli per i più giovani, non troppo lunghi, senza la paura che ti tiene legata alla sedia, ma coinvolgenti. E penso che questo giallo sia così, coinvolgente e adatto soprattutto a un pubblico giovane. Cosa me lo fa pensare?
I protagonisti: un gruppo di amici, giovani ragazzi che, in cerca di avventura, si inoltrano in un bosco e si imbattono in qualcosa più grande di loro: il ritrovamento macabro di una mano che sbuca dal terreno, sepolta male.
Poi la sua presentazione: un romanzo breve, senza troppi approfondimenti e intrecci al di fuori della storia ma con una buona costruzione. Scritto con uno stile semplice ma diretto, molto scorrevole. Nel complesso una storia in un certo senso anche delicata. Da leggere tutto d’un fiato.
Cosa si cela sotto al terreno, oltre quella mano con uno strano anello? Cosa diranno i genitori ? Meglio tacere ? La storia scivola verso un finale e un messaggio per riflettere: sul bene e il male, sul bianco e il nero, sul coinvolgimento del singolo nella comunità, sul senso di responsabilità, sulla famiglia. Una storia interessante e piacevole, con una bella l’ambientazione, percepivo il calore estivo dell’estate lucana.
Darei quindi 


CITAZIONE :

«Questa è vita!» esclamò felice, allargando le braccia. Nel muoversi urtò un ostacolo. Una radice che fuoriusciva dal terreno pensò, mentre a tentoni cercava di afferrarla, senza guardare cosa stesse toccando.
Individuato l’oggetto, lo tastò, cercando un appiglio, pronto a tirare via la radice. Si accorse però che doveva trattarsi di qualcos’altro.
Incuriosito, sollevò il cappellino dagli occhi e guardò… poi urlò per la sorpresa e l’orrore, scattando in piedi come una molla e indietreggiando terrorizzato.
I suoi amici, ancora infervorati nella discussione sul dove iniziare a cercare, lo guardarono meravigliati e allarmati.
Andrea gli fu vicino in un attimo. «Che ti succede amico mio. Non ti avrà morso per caso qualche insetto o peggio ancora una vipera?» .
Vittorio, bianco come un lenzuolo, negò con la testa, invitando l’amico a seguire con lo sguardo ciò che indicava il suo dito.
«O mio Dio!» esclamò sorpreso Andrea impallidendo a sua volta e ritraendosi inorridito. Nino e Salvo che li avevano raggiunti guardavano sgomenti la mano che spuntava dal terreno. Per un lunghissimo momento nessuno fiatò, non riuscendo a distogliere lo sguardo dal terribile ritrovamento.

«Sarà vera?» azzardò Andrea esitante.

venerdì 30 dicembre 2016

Le interviste ai blogger: Rachel Sandman




Questo venerdì ospitiamo l'intervista a una blogger che è anche autrice, Rachel Sandman.
Trovate il suo blog qui


Benvenuta e grazie per aver accettato questa intervista. Chi sei nella vita di tutti i giorni?


Grazie a voi per questa opportunità. Beh, nella vita di tutti i giorni sono una persona che si barcamena tra lavoro, scrittura della tesi universitaria e passatempi vari. Scrivo, non solo sul blog, anche alle ore più disparate (non per niente, il mio letto ormai è fornito di apposita lucina per letture e scritture notturne); sogno e cerco di portare a termine ogni obiettivo che riesco a prefissarmi e cerco di vivere così, senza preconcetti né paletti stereotipati.


Che posto hanno i libri nella tua vita?


Attualmente, un posto abbastanza ingombrante, avendo invaso non solo scaffali e mensole ma anche buona parte della mia scrivania! Scherzi a parte, i libri sono il rifugio, la sicurezza che anche quando le cose sono grigie e tendenti al nero, posso immergermi in un modo diverso in cui ritrovare respiro e aria. Sono un porto sicuro.


Perché hai deciso di aprire un blog letterario?


Ah … Questa domanda mi piace. È un'idea che mi frullava da un po' nella testa: un giorno d'estate ha preso il sopravvento e via, è nato il mio blog.


Parte innanzitutto con l'idea di unire un gruppo di persone che possa trovare un angolino in cui condividere la passione per libri, arte e musica. In secondo luogo, è un modo per me di raccontarmi, discorrere dei libri che leggo e delle emozioni che mi suscitano. In ultimo, essendo anche io aspirante autrice, mi crogiolo nell'idea che un blog sia il modo migliore per avere un contatto diretto con gente appassionata che, spero, sarà composta da tanti miei futuri lettori … Lasciatemi sognare, ecco!


Qual è il genere che preferisci leggere e recensire?


Allora: leggo un po' di tutto ma adoro i New Adult e i romanzi contemporanei, quelli che ti straziano l'anima, con un po' di sano dolore e contorcimenti vari, con le emozioni ben espresse e con le trame non scontate. Adoro recensire questi generi ma, devo essere onesta, salvo alcuni casi, mi diverto anche a scrivere recensioni di libri che non mi sono piaciuti: lo trovo alquanto catartico!


Leggi e recensisci anche altri generi?


Leggo e recensisco un po' di tutto, come ho detto sopra. Diciamo che, se proprio devo scegliere, preferisco young adult, fantasy e chick-lit a cose tipo thriller e horror, ma mai dire mai. Se un libro mi attira, non importa il genere di appartenenza, devo leggerlo e farmi una mia personale idea.
 
Ti definiresti "buona" o "cattiva" con gli autori?


Cerco di essere il più possibile giusta. Nel senso, odio il buonismo ipocrita. Se cercano una recensione tutta pizzi e merletti, non devono venire da me. Io dico quello che penso: certo, cerco sempre, soprattutto quando si tratta di critiche, di motivare e spiegare le ragioni che mi hanno fatto storcere il naso. Ma non troverete mai sul mio blog una recensione che non corrisponda al mio reale pensiero, in maniera assoluta.


Non hai paura che, se sei cattiva con un romanzo di un collega, poi questo si possa vendicare sul tuo romanzo?


Non sempre, lo devo ammettere, le recensioni negative vengono comprese. Quando poi gli autori sono persone con cui sei in relazione, la questione diventa davvero complicata.


Un'esperienza molto positiva è tuttavia quella che ho avuto recentemente con Giulia Amaranto: ho recensito il suo libro Il tuo amore è il mio Natale e diciamo che, per usare un eufemismo, la sua protagonista non mi era davvero piaciuta, per niente. Confesso qui, pubblicamente, che ho trovato in questa autrice una donna davvero fantastica, apertissima alle mie critiche e ai miei dubbi, che non mi ha messo in difficoltà sostenendo il suo punto di vista ma ha accettato e apprezzato il mio lavoro. Ho adorato questa cosa, davvero.


Certo, Giulia è una mosca bianca: la reazione più frequente è quella dell'autore che ti si rivolta contro e che, talvolta, pretende addirittura la rimozione della recensione.


Io spero che la correttezza venga ripagata e che, un domani, se mai avrò la fortuna di avere persone che recensiranno il mio romanzo, sarà quest'ultimo ad essere recensito, non io in quanto blogger o autrice.


Cosa pensi del self publishing? Lo consideri un'alternativa valida alla pubblicazione da parte di un editore?


Lo considero davvero un trampolino di lancio, la prima tappa a cui ormai gli autori sono costretti, visto il numero sempre crescente di scrittori o presunti tali. Io adoro i self: quest'anno, per esempio, la mia più grande sorpresa è stato proprio un libro autopubblicato, Emerald Gloom di Alessia Elle Caruso (se avete occasione, leggetelo, davvero).


Inoltre, ormai, i refusi o errori si trovano in un self così come in un libro pubblicato anche da grandi case editrici quindi, il metodo di pubblicazione non è sinonimo di nulla più che la scelta personale dell'autore stesso.


Se un libro non ti piace, lo recensisci lo stesso?


Come ho già detto precedentemente, non mi tiro indietro per quanto riguarda le recensioni negative. Ovvio, non sparo a zero su un libro: il mio intento è quello di essere sincera e di spiegare, nel modo più adeguato possibile, le motivazioni che mi hanno spinto a non apprezzare il romanzo. Detto questo, non mi censurerò sicuramente: se un libro mi piace, lo scrivo; se non mi piace, lo dico e lo scrivo allo stesso modo.


Un parere per orientarci: secondo te, cosa occorre a un libro oggi per attirare l'attenzione in un mercato così affollato?


Ah … Questa domanda vale un sacco! Come faccio a saperlo? Non ne ho proprio idea.


Secondo me potrebbe essere un misto tra cover, sinossi e presentazione del libro sulle varie piattaforme online (Facebook, Instagram, blog vari …).


Non so. Io personalmente cerco quella nota, anche minima, di originalità che traspare da uno degli elementi sopra citati. Dev'essere una scintilla che cattura, un tocco del tutto personale dell'autore che mi faccia dire 'Wow, questo libro non pensavo di leggerlo ma ora proprio non me lo voglio perdere!'


 
Grazie di aver risposto alle nostre domande e in bocca al lupo per tutti i tuoi progetti!


 
Arrivederci al 2017 e auguri a tutti da Clara Cerri

venerdì 16 dicembre 2016

Le interviste ai blogger: Gli scrittori della porta accanto

Un gruppo di scrittrici blogger è protagonista dell'intervista di oggi. Un gruppo cui non piaceva il termine "emergenti" e ha voluto inventarsene un altro, che evocasse la familiarità e la presenza diffusa di tutti quegli scrittori che magari non sono famosi, ma potrebbero diventarlo. Col tempo il blog si è ampliato e ora ha al suo attivo, oltre alle fondatrici che rispondono alle nostre domande, più di una dozzina di collaboratori ai testi e alle immagini.
Trovate Gli scrittori della porta accanto qui


BENVENUTE E GRAZIE PER AVER ACCETTATO QUESTA INTERVISTA.


CHI SIETE NELLA VITA DI TUTTI I GIORNI?


Ornella: una impiegata contabile/amministrativa disoccupata.


Silvia: mamma di tre figli a tempo pieno.


Elena: mamma che lavora full time nell’industria automobilistica.


Valentina: sono una accompagnatrice turistica e tour operator representative, ma anche una mamma. Mi alterno tra lavoro, casa e… Gli scrittori della porta accanto.


Stefania: anche io sono soprattutto una mamma… e un ingegnere biomedico. Faccio quel che capita, dall’insegnante alla webmaster, dalla grafica alla progettazione di strutture sanitarie - ormai sempre più di rado.


Tamara: una sognatrice instancabile alle prese con la quotidianità. Mamma, psico-criminologa, mi occupo di sicurezza.


CHE POSTO HANNO I LIBRI NELLA VOSTRA VITA?


Ornella: un posto mediamente importante, a pari merito con altri interessi.


Silvia: mi piace leggerli e ogni tanto anche provare a scriverli.


Elena: la mia salvezza per imparare cose utili ed evadere, sia quando leggo che quando scrivo.


Valentina: fondamentale. Devo essere sincera, non divoro libri in continuazione, ma ne ho sempre uno sul comodino. Leggo molto in treno, mentre vado a lavoro, unico momento di pace assoluta che ho nelle mie giornate.


Stefania: adoro leggere ma sono lenta, con poco tempo; i libri mi piacciono anche molto fisicamente, quindi quando entro in libreria acquisto più romanzi di quanti ne riesca a leggere… in una vita!


Tamara: fondamentali per la mia crescita. Non posso farne a meno.


PERCHÉ AVETE DECISO DI APRIRE UN BLOG LETTERARIO?


Ornella: siamo sei autrici che si sono conosciute sul web, si sono risultate simpatiche e hanno deciso di intrattenere un rapporto di amicizia. Tra le altre cose, si discuteva come potessimo pubblicizzare le nostre opere e alla più tecnologica tra noi, Stefania Bergo, è sorta l'idea di aprire un blog. Dunque lo scopo iniziale del blog, molto egoisticamente, è stato principalmente questo e solo in seguito, grazie all'aumento costante delle visualizzazioni e dell'interesse da parte di altri autori, abbiamo deciso di concedere a tutti la possibilità di promuoversi. A conti fatti, possiamo affermare che il nostro primo obiettivo è stato disilluso, poiché non siamo diventate più famose di prima, ma siamo orgogliose di diffondere cultura e promuovere la letteratura, con un occhio di riguardo a quella meno di consumo, meno sostenuta dai grandi marchi.


Silvia: Ornella ha già spiegato tutto, è andata così anche per me.


Valentina: aggiungerei solo che adesso ci occupiamo di moltissimi argomenti, non solo di letteratura e di arte. Nel nostro piccolo, gestiamo un web magazine culturale dagli argomenti vari, che accontenta proprio tutti.


Stefania: direi che non ho altro da aggiungere, Ornella ha raccontato benissimo il nostro esordio… ormai due anni fa!


Tamara: ho conosciuto delle scrittrici fantastiche, diverse nello stile e nel genere, ma tutte accomunate dalla grande passione per la letteratura, per le forme d’arte. Una squadra molto affiatata.


QUAL È IL GENERE CHE PREFERITE LEGGERE E RECENSIRE?


Ornella: prediligo il genere giallo/thriller.


Silvia: il mio genere preferito è sicuramente il romanzo storico.


Elena: sentimentale, introspettivo, giallo, umoristico, attualità.


Valentina: adoro i libri di viaggio, le storie d’amore (non esageratamente sdolcinate) e i libri di avventura.


Stefania: mi piacciono la narrativa non-fiction, i gialli e i libri di viaggio.


Tamara: storia, poesia, arte, teatro e letteratura.


LEGGETE E RECENSITE ANCHE ALTRI GENERI?


Ornella: certo, in verità leggo e recensisco un po' di tutto.


Silvia: certamente, alla fine sono una lettrice onnivora, leggo quasi tutto ma recensisco solo quello che mi piace. Non rientrano nelle mie corde gli erotici, vado contro corrente visto che sono tanto di moda, ma non m’importa e li scarto a priori.


Elena: con più difficoltà.


Valentina: certo, se mi incuriosisce un libro lo leggo e lo recensisco, anche se non è un genere che amo.


Stefania: sì, certo, mi è captato di recensire libri fantasy, romance e poesia, e ammetto che alcuni mi abbiano piacevolmente sorpresa.


Tamara: se ne vale la pena.


VI DEFINIRESTE "BUONE" O "CATTIVE" CON GLI AUTORI?


Ornella: decisamente buona, ma anche severa. Buona nel senso che apprezzo l'impegno e tendo a considerare più i lati positivi di quelli negativi di un romanzo. Severa quando sono in presenza di un prodotto poco curato sintatticamente e ortograficamente.


Silvia: più buona che cattiva, però non tollero gli errori di ortografia: mi fanno imbestialire e sono sintomo di poca cura da parte dell’autore, credo che un piccolo sforzo in più non guasterebbe. I refusi invece, possono capitare a tutti e quindi non li considero errori.


Elena: sono buona, perché non ho mai stroncato nessuno. Mi immedesimo nelle aspettative di chi ha scritto il primo libro e non mi piace essere io a disilludere la gente. Il mio parere è solo uno, anche se nella vita ho letto abbastanza, non sono onnisciente e posso sbagliare. Poi posso dare pareri in privato a richiesta, ma l’autore lo deve volere davvero ed essere pronto ad ascoltare.


Valentina: se un libro non mi piace non lo finisco e non lo recensisco. Non vedo il motivo di stroncare un autore che ha faticato per scrivere un libro. La strada dei feedback e delle recensioni è qualcosa di contorto che, se percorso col piede sbagliato, può sfuggire al nostro controllo. Faccio un esempio: entro in un negozio e compro un paio di pantaloni. Al primo lavaggio si rovinano. Non mi metto a gridare a tutti che quel negozio vende vestiti scadenti. Semplicemente non ci torno più. Magari sono io che ho fatto un lavaggio sbagliato, chissà.


Stefania: mah, io credo non riuscirei mai a stroncare davvero qualcuno, condivido quanto detto da Elena. Se un libro proprio non mi piace non lo finisco, passo al successivo, non mi impegno a scrivere critiche. Ma sono obiettiva, quindi se c’è qualcosa che non è nelle mie corde lo faccio notare senza problemi, facendo presente che, appunto, è solo un mio giudizio personale. I libri sono come i cibi: abbiamo fortunatamente gusti diversi e quello che aggrada a me non piace ad altri o viceversa, tutto qui.  Di contro, non riuscirei mai a fingere, a mettere i merletti a una recensione fingendo l’estasi se invece il libro non mi ha convinto più di tanto.


Tamara: equa. Cerco sempre di trovare un aspetto positivo in ogni libro. Se necessario, esterno qualche perplessità, altrimenti, solitamente evito di mettere in risalto eventuali difetti. Credo che la correttezza e il rispetto siano valori imprescindibili.


NON HAI PAURA CHE, SE SEI CATTIVA CON UN ROMANZO DI UN COLLEGA, POI QUESTO SI VENDICHI?


Ornella: il pericolo esiste, certo, ma non essendo troppo “cattiva” non dovrei nemmeno essere oggetto di tremende vendette. 


Silvia: il pericolo sussiste anche se sono stata buona, non è detto che tutti ricambino con la stessa moneta. Poi c’è chi si ostina a cercare il pelo nell’uovo e si inventa scuse talvolta decisamente fantasiose pure di screditare il tuo lavoro: sinceramente lo trovo sgradevole ma passo oltre, bisogna imparare a fregarsene. Non sarà un commento negativo a influire sulle vendite, anzi talvolta le recensioni negative stuzzicano i lettori e aumentano i download.


Elena: non ho paura perché non ho mai fatto sgarbi. Se qualcuno mi stronca, è una scelta sua, indipendente dal mio comportamento.


Valentina: come ho detto è difficile che questo accada perché non recensisco ciò che non mi piace. Se lo ritengo opportuno posso scrivere in privato all’autore (spesso lo faccio, anche solo per congratularmi se il libro mi piace molto) e dire lui le mie impressioni, suggerire magari qualche cambiamento. Se qualcuno critica in negativo i miei libri (ed è successo) prendo la critica e ne faccio tesoro, cercando di migliorare il prossimo scritto.


Stefania: come ho detto prima, non sono “cattiva”, sono obiettiva e cerco sempre di far notale eventuali aspetti per me negativi con gentilezza e correttezza, nel rispetto dell’autore, del lavoro e dei sogni che stanno dietro al suo libro. Non temo, quindi, che qualcuno possa stroncare il mio libro deliberatamente, per “vendetta”.


Tamara: no, se qualcuno dovesse criticare o commentare negativamente i miei libri mi prenderei la critica o il commento e stop. Non mi inerpicherei in dietrologie inutili. Un libro può piacere o meno. E poi se qualcuno volesse vendicarsi, visto che io non metto mai alcuna cattiveria in quel che faccio, non meriterebbe la mia attenzione. Ergo, fatica sprecata.


COSA PENSATE DEL SELF PUBLISHING?


Ornella: sono molto tentata di ricorrervi, tuttavia mi trattiene il fatto che esista ancora un po' di diffidenza nei suoi riguardi: responsabili quegli autori che auto-pubblicano qualsiasi lavoro senza assoggettarlo a un minimo di critica e di correzione.


Silvia: è un mercato in continua crescita al quale in futuro potrei anche decidere di ricorrere, visti i precedenti con i piccoli editori, mai dire mai.


Elena: chi vi ricorre deve essere conscio che poi la promozione è tutta sulle sue spalle.


Valentina: ero un po’ prevenuta prima di provare. Entrando sempre più dentro al mondo della scrittura e dell’editoria invece ho cambiato idea. Sì, nel self-publishing c’è un po’ di tutto e c’è il rischio di incappare in libri pubblicati senza grandi correzioni, perché, fondamentalmente, è un mondo accessibile a tutti. Ma per chi, come noi de Gli scrittori della porta accanto, lo fa con dedizione, attenzione al dettaglio, dedicando tempo alle correzioni, all’impaginazione, alla copertina e ai contenuti, direi che è un ottimo modo per essere padroni dei propri lavori a 360° gradi e poterne disporre quasi nell’immediato. Penso che sia molto adatto per la pubblicazione di libri collettivi (raccolte di racconti di genere vario o di più autori) e di libri magari già editi.


Stefania: ammetto che prima di pubblicare ed entrare nel mondo degli emergenti pensavo al self-publishing come all’ultima spiaggia dello scrittore. Invece ora mi rendo conto che sempre più spesso è una scelta conscia dell’autore, non un ripiego. Molti che conosco pubblicano indistintamente con case editrici o sulle piattaforme di self-publishng, per avere la libertà di scegliere la promozione e il costo più adatto al proprio libro. E, sebbene fossi prevenuta, devo dire che ho letto alcuni libri auto pubblicati davvero notevoli.


Tamara: sono un po’ all’antica, credo ancora nel mito dello scrittore che deve trovare una casa editrice che lo pubblichi dimostrando di avere fiducia nelle sue capacità letterarie. Non sul mercato. Tuttavia ho letto alcuni libri self che non mi sono dispiaciuti.


SE UN LIBRO NON VI PIACE, LO RECENSITE LO STESSO?


Ornella: mi è successo solo una volta che un libro non mi trasmettesse nulla di positivo e non ho voluto recensirlo.


Silvia: raramente un libro proprio non mi piace, però in quel caso non lo recensisco negativamente. Va comunque riconosciuta la fatica dell’autore, dietro ogni libro c’è sempre un grande lavoro, e anche se la trama non rientra tra i miei gusti personali, non è detto che il romanzo in questione non sia un valido prodotto, quindi perché stroncarlo? Le cattiverie le lascio agli altri.


Elena: non lo recensisco, però è anche vero che in genere leggo solo quello che mi attira e non leggo un libro solo se me lo chiedono. Quindi riduco subito le possibilità che il libro non mi piaccia.


Valentina: no, non lo finisco e non lo recensisco.


Stefania: no, come ho già detto, spesso non lo finisco nemmeno!


Tamara: se leggendolo mi trasmette emozioni negative o positive, lo termino e lo recensisco. In ogni caso mi trasmette qualcosa. Se non mi trasmette niente, allora è un altro discorso.


UN PARERE PER ORIENTARCI: COSA OCCORRE A UN LIBRO OGGI PER ATTIRARE L'ATTENZIONE IN UN MERCATO COSÌ AFFOLLATO?


Ornella: indipendentemente dalla bravura, che non sempre viene premiata e alcune volte non è nemmeno necessaria, come in quasi tutti i settori credo ci voglia una buona dose di fortuna, dopodiché è utile l'appoggio di qualcuno già inserito nell'ambiente “famoso” oppure che si sia disposti a impegnarsi economicamente per acquisire il supporto di agenzie letterarie e/o tecnici del settore.


Silvia: la penso esattamente come Ornella, poi ovviamente la dea bendata può cambiare le sorti del libro e la vita dell’autore.


Elena: una bella cover, per iniziare. E poi dei contenuti che interessino, a prescindere dalla scrittura dell’autore. Ci sono libri che hanno successo e proprio non me lo spiego.


Valentina: una grande fortuna! Se si ha la fortuna di aver scritto la storia giusta al momento giusto, allora con una copertina che stimola la curiosità del lettore e una buona pubblicità sicuramente si potrebbe riuscire a brillare di luce propria.


Tamara: molta visibilità e un tam-tam mediatico non indifferente. Credo molto nelle librerie fisiche, pur acquistando anche negli store on line. In ogni caso il libro deve essere presente e immediatamente disponibile.


 


Grazie di averci tenuto compagnia con questa intervista e auguri di buon lavoro a tutto lo staff





giovedì 8 dicembre 2016

Intervista ai blogger: Ippolita Luzzo, La Regina della Litweb


Ippolita non è una blogger, è una regina. Il suo regno della Litweb è un progetto cavalleresco per dare spazio ai libri che le piacciono, all'amore per l'arte, per la lettura, per il teatro: uno spazio che ama creare anche nel mondo reale. In questi giorni è a Roma per ricevere come blogger letteraria il Premio Radio Libri: il podcast della sua intervista è stato il più ascoltato.

Sabato 10 dicembre alle 12 sarà nella sala Ametista della Mostra Più libri Più liberi, assieme alle storie che ha amato in questi anni.  


 

Benvenuta e grazie per aver accettato questa intervista. Chi sei nella vita di tutti i giorni?

 

Nella rappresentazione letteraria del personaggio, regina vien da sé, visto il nome che ricorda quello della regina delle Amazzoni, donne mitologiche e guerriere. Il sostantivo riguarda tutte le donne, regine del focolare, secondo la classica iconologia, oppure regine nelle canzoni, come ne "La Chimera" di Moustaki. Io uso "regina" nel significato irridente verso il contesto. Nulla di più lontano dal termine, che comunque riguarda il titolo del blog. Nella realtà sono lontana dal personaggio, essendo io una persona vissuta ai margini, nel nulla di un luogo inospitale, quanto la Recanati per Leopardi. Una persona quindi senza stemma e decorazione e non facile da mettere in casella.

 

Che posto hanno i libri nella tua vita?

 

Proprio perché il nulla è troppo doloroso da subire e la voglia di elaborare paesaggi e situazioni invece resta fortissima, i libri mi sono compagni fedeli fin dalla prima infanzia e adolescenza, e poi via via mi hanno accompagnato fin sulla soglia di una senectus, di una vecchiaia che mi auguro abitatissima.

 

Perché hai deciso di aprire un blog letterario?

 

Io non ho deciso nulla, tutto succede per caso, per stranissime strade che si sono incrociate. Come nel libro di Laborit Elogio della fuga a un certo punto, quando nella tempesta la nave non sa più dove andare, allora una rotta mai prima affrontata ci porta per lidi sconosciuti. Ero quell’anno, nel 2012, su un sito letterario, e fui bannata come troll: mi indignavo sulla cortigianeria e sull’uso di siti letterari per nascondere seduzioni e altri giochi, devastanti per alcuni. Appena bannata ci fu chi mi aprì il blog, lo ripeto sempre, regalandomi la felicità.  

 

Dici sempre che il tuo non è un blog ma un regno. Perché?

 

Da subito mi sembrò un paese, il paese inventato del ricordo, il paese della relazione, della mia mente. Come nel libro di Pippo Russo (Memo) esiste una Oblivia:

Oblivia è un luogo incantato. Vive immerso in una natura d'irreale bellezza, lontano dal mondo e in un tempo senza tempo. La gente di Oblivia non conosce altri che la gente d'Oblivia, e in quell'angolo di paradiso la vita è un costante ripetersi del quotidiano, attraverso i riti di una comunità che ha saputo conservarsi uguale a se stessa senza sapere cosa fosse l'Altro.

Così a me il blog, come un diario, sembrò un giornale, un luogo, il luogo che nella realtà non era mai stato concesso, ed essendo mio avrei potuto regnare, nel senso di esserne responsabile e di popolarlo di autori, di libri, di film, di pittura, di ciò io creda faccia bello il vivere.

 

Qual è il genere che preferisci leggere e recensire?

 

Ho letto di tutto e non ho in effetti letto niente, mi trovo sempre impreparata nei discorsi sulle correnti letterarie e sul romanzo. Non credo nei generi, forse nei colori, giallo, rosa, noir. Ho letto moltissimo per anni, ho letto, dico sempre, scherzando ma è vero, anche il cartone dei detersivi, poi, appena ho imparato il pc, sui siti letterari, quindi autori che mai pubblicheranno. Ho letto i classici e la letteratura russa, i francesi, Maupassant che amo, e ho letto In Fine di Shabtai Yaakov, il testamento di una vita. Mi affido all’intuito, al caso.

 

Quando leggi un libro, cerchi di goderti i pregi o vai in cerca dei difetti?

 

Con un libro ho un rapporto vivente, di simpatia e antipatia, di noia o di piacere, di rifiuto e nausea oppure di amore incondizionato. I difetti a volte mi procurano dolori fisici, mal di stomaco assicurato e quindi lascio alle prime avvisaglie nel libro ci sia falso, la storia non stia in piedi, ci siano troppi diminuitivi, leziosaggini, frasi da baci perugina. Se il libro mi piace divento quasi una stalker, lo consiglio a tutti, ci scrivo su e vorrei che tutti potessero gioirne della lettura. Come facevo a scuola con i miei alunni ai quali portavo i testi da casa e loro leggevano Calvino e sentivano quanto io lo amassi. Con Carte scoperte di Walter Pozzi, ultimo libro recensito, è stato amore ed ancora non ho letto altro.   

 

Ti è mai capitato di recensire un libro che non ti piaceva?

 

Spessissimo mi succede che dovrei recensire scempiaggini. Me la cavo asserendo di non scrivere alcunché, confermando che non faccio recensioni, che non saprei proprio. Alcune volte poi faccio dire all’autore stesso che il suo libro non è granché. Estrapolo frasi da lui scritte dove si evince la negatività. Tempo fa una scrittrice mi ha fatto cancellare la recensione al suo supposto libro. Una volta feci una recensione benevola a un libro che mi aveva annoiato. Subito mi venne un gran malessere, un mal di testa persistente e solo quando alla fine aggiunsi che nel libro c’era un solo tono narrativo, cioè mono-tono, allora mi tranquillizzai. Non potrei fare recensioni delle quali non sono convinta, pena malessere fisico mio. 

 

Cosa è cambiato in peggio, nell'editoria degli ultimi anni?

 

La grande concentrazione dei gruppi editoriali in mano a un solo padrone mi sembra abbia creato un mostro, d’altronde vedo moltissime belle realtà nella piccola e media editoria.

Siamo davanti ad una trasformazione epocale, un cambiamento di mezzi e di modi, velocissimo, siamo già Oltre il giardino di Jerzy Kosinski ed ognuno può essere Chance. Anche Chance, il timido giardiniere, può essere consultato.  Saprà, mi chiedo io, una editoria più o meno variegata, interpretare lo spirito del tempo? Non so, me lo auguro.

 

Cosa è cambiato in meglio?

 

In meglio credo ci sia questa opportunità di fare intervista, di conoscerci oltre gli strumenti soliti delle relazioni fra addetti, di scrivere su blog e di animare circoli letterari, di poter far parte di un fermento che ci dimostra quanto sia impetuosa e viva la voglia di raccontare.

 

Spesso ti lamenti che si fa cultura per finta. Cosa contraddistingue le iniziative che fanno cultura per davvero?

 

Facciamoci la domanda su cosa sia vero o falso. Ed io ti rispondo che vedo molto falso. Falsa la maggior parte degli avvenimenti spacciati per culturali, falsi i premi (noi addirittura ci facciamo un gioco sui premi), falsa la produzione, e una enorme falsità tutto avvolge. Nel mio post recente scrivo: "Ricchezza e cultura: il respiro che non c'è.

Valanghe di soldi sulla cultura arrivano dagli enti proposti. Valanghe benefiche nelle tasche dei dirigenti, di dirigenti e animatori addetti. Valanghe culturali che poi diventano rivoli sempre più piccoli quando giungono a dover pagare gli artisti che stanno con il cappello in mano, con la mano tesa a chieder mercede. Ricchezza si sposa con ricchezza da sempre, e ora perché dovrebbe far eccezione? Ricchezza si sposa e vuole al suo matrimonio il canto di menestrelli educati, i quadri e i ninnoli per far bella la festa, il cibo del cuoco che sia di nome acclarato, il vestito e gli invitati tutti abbinati. Respiro non c'è, c'è solo la festa. Ricchezza e cultura si mettono in macchina e partono insieme in viaggio di nozze. Evviva gli sposi. Un matrimonio deleterio". Angelo Maggio, fotografo del non finito calabro e Francesco Lesce, professore all’Unical, ti saprebbero rispondere con dati alla mano su ogni iniziativa "finta" in Calabria.  Io mi limito a dire che ora cultura è affari.   

 

Tu hai saputo segnalare negli ultimi anni molti debutti che si sono rivelati sorprendenti: secondo te cosa occorre a un libro oggi per distinguersi in un mercato così affollato?

 

Un libro deve essere vero. Questo è l’imperativo categorico dello scrittore quando ha in testa di scrivere, non può prendere in giro il lettore. Questa mia fissazione sul vero e sul falso mi riporta a Boezio, però ognuno di noi ha una sua misura. Io misuro sul vero. Posso sbagliare, di sicuro, mi succede di dare ragione anche a chi critica un libro che a me sembra vero. Ricordo le discordanze di opinioni su Crocifisso Dentello, sia con Nicola Vacca che con Antonio Russo De Vivo, recensioni e idee diverse che accetto, eppure, anche se penso validi punti di vista discordanti, parto sempre dalla sincerità con cui sia stata scritta una storia. Lo stile, il ritmo, il linguaggio sono lo strumento con cui una storia raggiunge il suo inverarsi nel libro.

Anche gli incontri con gli esordienti mi sono capitati per caso. Mi fa piacere ricordare l’arrivo  questo anno di Francesco Borrasso La bambina celeste, sono stata la prima a leggerlo e a far recensione positiva e poi è andato benissimo,  Fabio Ivan Pigola con La forma fragile del silenzio e in tempi lontani quel libro bellissimo di Francesca Marzia Esposito, La forma minima della felicità; Adieu mon coeur di Angelo Calvisi,  che ha vinto il premio “Il libro nel cassetto”. Ogni loro vittoria è come se avesse vinto tutto il regno della Litweb, essendo stata io a crederci per prima.  Potrei continuare fino a Dodici posti dove non volevo andare di Clara Cerri che è stato premiato… ma questo lo sai. 

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Giorgio Rita Sammy Pinna Ecco il mio, vengo a farvi compagnia, grazie aFrancesca 
















Cristina Katia Panepinto Grazie Francesca. Bellissima iniziativa! Ecco il mio.

















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Daniela Nardi #Anataleregalaunlibro Se poi si sente tanto freddo, allora ci si può scaldare con un abbraccio e un sorriso leggendo Solo Ieri.











Stefania Siano ecco il mio https://www.facebook.com/images/emoji.php/v6/f6c/1/16/2764.png<3










































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