venerdì 3 giugno 2016

#postmetà, Conoscere un libro da una pagina dal mezzo............







Francesca Rossini
28 maggio alle ore 20:14 · Roma


Dicono che la pag 69 sia la pag che descrive l'intero libro... Io penso che il meglio di un libro si dia verso la metà, quindi stasera vi propongo un‪#‎postmetà‬ : quante pag ha il vostro romanzo? ok, dividete a metà e postate la pagina ;-)



Francesca Rossini do il via alle danze con il mio Mamma e papà sono single:


 «Ok allora è deciso»
Lei annuisce, spalma abbondante marmellata sopra il burro, poi con mio stupore incarta tutto in un fagotto e lo ficca nella borsa da mare.
«Che fai?» mi guardo attorno in piena crisi di vergogna. Pensa se qualcuno ci ha visto, che razza di figura!
Lei fa spallucce e ride, prende anche le restanti marmellatine e una vaschetta di crema di cioccolato.
«Che c’è, li mangio dopo, ora il mio stomaco è pieno»
Non ribatto, mi guardo ancora attorno, fortuna la sala è vuota eccetto una coppia di stranieri che mangia uova e quelli che sospetto siano fagioli.
Scuoto il capo e mi alzo, porgendole la mano per aiutarla ad alzarsi.

Susy
Non posso credere che l’uomo misterioso sia lui! Max, il papà di Martina! Dovrei pensare che mi stia seguendo? Forse è davvero un pazzo psicopatico?
Mah non credo proprio. Ora poi sembra meno felice di me di vedermi. Tiene gli occhi aperti a stento. Sarà andato a spassarsela in qualche locale dopo aver flirtato con me. Questo mi fa smuovere un misto di rabbia e gelosia. Sono assurda, veramente! Ora a guardarlo che si stropiccia gli occhi e si tiene la testa dolorante fa quasi tenerezza. Nessuno gli ha spiegato quando è il momento di fermarsi nel bere? Vorrei punzecchiarlo con qualche domanda, ma credo potrebbe anche mandarmi al diavolo ora come ora.
A colazione cattura in continuazione il mio sguardo, sembra continui a flirtare, nonostante sappia chi sono, mi propone di passare la giornata insieme.
La mia mente manda in onda una scena poco ortodossa in cui facciamo il bagno abbracciati. Mi mordo il labbro per tornare alla realtà. Però non ce la faccio a dire no. Devo ammettere che desidero la sua compagnia e chi se ne frega se è padre di Martina, se ha la ex più odiosa del mondo e che me ne pentirò forse presto. Ora non ho voglia di pensare a niente. Sono in modalità vacanza.
La spiaggia è ancora semi deserta. Prendiamo due lettini affiancati, lasciando chiuso l’ombrellone: ultimo sole tutto per noi!





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Fabio Mosti
‪#‎postmetà‬ con il brano centrale del mio ultimo libro, "la Pagina di Jack":

Tornò alla bacheca dove aveva appuntato tutti i luoghi nei quali era apparsa la misteriosa ragazza dai capelli biondi; c'erano anche la lista dei libri che aveva venduto e tutte le foto che erano riusciti a scattarle o a ricavare dalle telecamere in giro per la città.
«Perché lo fai,» disse Tanya sottovoce, rivolta allo sguardo penetrante che la osservava dalle foto e dagli identikit. Quelle labbra non potevano risponderle, ma quegli occhi si; e la risposta non le piaceva affatto.
Prese il fascicolo che stava sulla sua scrivania, la copertina macchiata di caffè e bruciacchiata in un paio di punti; sfogliandolo si chiese, senza poter rispondere, quante notti insonni ci avesse passato sopra… man mano che scorreva le pagine, la sua mente si riempiva di domande. Chi era davvero quella spericolata spacciatrice di libri? Dove sarebbe apparsa la prossima volta? Seguiva uno schema, o si muoveva completamente a caso? Chiuse il fascicolo di scatto e lo lanciò sul tavolo. Ormai lo conosceva a memoria, e sapeva che le risposte che cercava non erano lì; doveva ricominciare tutto daccapo. Prese il telefono e fece partire una chiamata. La risposta si fece attendere, e la voce dall'altra parte era assonnata. «Capitano?»
«Bart, accendi il cervello. Prepara la macchina, rifacciamo il giro delle scene del crimine.»
Dal cellulare uscì soltanto una specie di grugnito.
«Non ti ho sentito,» disse Tanya.
«Signorsì, signor capitano,» disse la voce, «la aspetto al garage.»

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Clara Cerri
28 maggio alle ore 20:20


‪#‎postmetà‬ La metà di "Lettere fra l'erba" è p. 179:

Lui sbuffò. "Mah, che ti devo dire. A ventidue anni mi sembrava una meraviglia del creato solo perché me la dava... o meglio perché me lo prendeva! M'ha insegnato tutto lei, all'epoca tutte le mie esperienze erano le pippe e i bacetti nel cimitero del paese"
"Allora bisogna farle un monumento!"
"Sì, ma alla fin fine...Ho dovuto aspettare Giulia per stare sul serio con una donna. Voglio dire, Giulia è la prima donna con cui sono stato senza - senza pensare che non potevo stare con te" "Ah". Doveva sentirsi lusingata? Doveva sentirsi gelosa? Non riusciva a decidersi. Certo, se Giulia era riuscita a spezzare quella specie di maledizione di Tutankhamen, magari l'aveva spezzata per sempre.
"Ci siamo quasi, sono bucate le salsicce?"
"Eh? Mi pare di sì". Gli avvicinò il piatto, lui ne approfittò per guardarla negli occhi.
"Senti, io ti ho chiesto scusa per prima, però mi dici che ti succede?"
"Ma non è niente di... ho avuto qualche intoppo, e poi avevo bisogno di pensare"
"Mi fai paura quando pensi, tu". Si voltò di nuovo verso la griglia "Pensare a cosa, poi?"
Dalla porta si affacciò Cristina con due piatti fumanti, gridò "Ilaria vieni ad aiutarmi", "E no, lascio Antonio sotto la pioggia", "Ma sì vai, tanto è un attimo, non piove più tanto".
Ilaria tornò indietro di corsa, con i due piatti di plastica e il manico dell'ombrello sotto l'ascella.
"E adesso come facciamo?"
"Che imbranata che sei, ecco come si fa, si mette tutto in un piatto solo, e l'altro piatto si mette sotto, reggilo bene, eh?" Prese una forchettata di pasta e si voltò di nuovo a badare alle salsicce, "Ecco, e se a quelli che stanno in finestra sembra romantico, meglio ancora, gli aumentiamo il prezzo del biglietto"
"Io non posso più fare a meno di te. Mi sto innamorando, credo"
Antonio si voltò di scatto. "Che cosa?"
"La domanda di prima. A che dovevo pensare"
"E perché non me lo potevi dire? Pensavi che"
"Allora, a che punto siamo?" Ernesto si era affacciato dalla porta.
"Ci vuole ancora, dieci minuti buoni!"
"Veniamo a darvi il cambio io e Luisa, dai!"
"Non c'è problema, ce la caviamo benissimo!" Si voltò ridendo verso Ilaria. "E che cazzo, vedi se ci lasciano un minuto in pace!"




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RedyRose Autrice MaletoMale partecipo con piacere #postmetà estratto di pagina 102, di 205 totali ------------------------------------------------------- : Joe era sulla lettiga, il medico gli aveva appena fatto una lastra alla testa. Il setto nasale era gonfio e gli faceva male, ma non era rotto. Aveva solo una piccola lesione. Con ghiaccio e antibiotici darebbe guarito in pochi giorni.
Ma Joe non pensava ai suoi dolori. Miguel era sotto i ferri da ore, e lui si sentiva come in trans. Volle uscire dalla sala tac, e mettersi in corridoio, contro il parere medico. Ma doveva esserci quando l’operazione di Miguel fosse finita.
Ad aspettarlo seduto e abbattuto c’era Pablo. Joe lo raggiunse.
L’agente gli poggiò una mano sulla spalla.
-Tutto ok? Cosa ti hanno detto per il naso?-
-Sto bene. Guarirò … ma credimi io ho la testa da un’altra parte. Comunque grazie per avere sparato … hai salvato Miguel.-
Pablo sospirò.
-Speriamo … prego che tutto vada bene. È stata una brutta avventura. Ora voglio solo che il ragazzo ce la faccia. E’ dentro da un bel po’!-
Joe scosse la testa, gli occhi minacciavano di riempirsi si lacrime.
-Sai … non credevo che si potesse amare così tanto qualcuno!-
Pablo fu colpito da quelle parole.
-Io l’ho notato subito che eravate fatti l’uno per l’altro. Siete meravigliosi insieme.-
Joe sorrise debolmente. Strinse le labbra, e parlò con un grosso nodo in gola.
-Si. Spero di avere la possibilità di conoscerlo meglio. Gli voglio dare tutto. Tutto l’amore che posso.-
Pablo sentì correre dei brividi sulla sua schiena. Prima di conoscere Joe pensava, come tanti, che i gay fossero solo dei viziosi deviati. Invece quello che vedeva negli occhi dello Squalo d’America, era vero amore … amore puro, forte e incondizionato … che raramente aveva visto, persino nelle coppie definite normali.
Joe lo fissò distrutto.
-Quella bestia? È morto spero.-
Pablo scosse la testa.
-E’ in coma profondo. I medici pensano che rimarrà un vegetale a vita. Gli ho fatto saltare mezza testa. Forse decideranno di staccare la spina.-
Joe serrò i pugni e li portò alla bocca.
-Ti giuro che coma o meno … andrei dentro la sua camera, e lo prenderei a calci nel culo.-
-Ormai Nesciville è spacciato. La moglie dovrà decidere se far staccare, o meno, i macchinari che lo tengono in vita. Ma so già che farà la signora Nesciville. Lei lo odia, come tutti quanti … e se c’è un inferno, credo, che lo butteranno fuori pure da li!-
-E quel corrotto di Brulejo?- Fece Joe che parlava tanto per tenersi impegnato, a lui importava solo di Miguel in quel momento.
-Sta collaborando con Torriedo. È sotto protezione … molti altri corrotti verranno fuori da questa storia, compreso quel porco di Peralio. Anche se sopravvivesse Nesciville non uscirebbe più dalla galera.-
Ma Joe non poté dire la sua, dalla sala operatoria uscì il chirurgo che ancora indossava la mascherina.
Joe scattò in piedi e Pablo lo imitò.
-Dottore. Miguel? Come sta?-
Il dottore visibilmente stanco, si tolse la mascherina.
-Lei è l’avvocato del ragazzo?-
Joe fece segno di si, era in tensione e sentiva i battiti accelerati del suo cuore sul naso, e fu una brutta e dolorosa sensazione.
-L’operazione tecnicamente è riuscita. L’aorta è stata ferita seriamente. Solo pochi millimetri e sarebbe morto … ha perso molto sangue, abbiamo fatto già diverse trasfusioni. Ha lo zero negativo...
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Giorgio Rita Sammy Pinna #postmetà I templi erano quasi finiti. Molto tempo era passato. Uri sentiva il peso dell’età e della responsabilità. La costruzione di due templi a forma di piramide era stata ardua, nonostante la scatola magica. Aveva deciso di abdicare in favore di Acam il figlio maggiore. Acam era un valoroso guerriero, astuto e sapiente. La sua donna era una Dea Madre consacrata alla famiglia reale. Lei accudiva e nutriva i piccoli della tribù con passione e amore. Aveva scolpito le pareti d’oro del tempio con le immagini della caccia e della venuta degli Spiriti Guida. La Famiglia Reale aveva in serbo per lei una missione. Sapeva che doveva lasciare Acam e la sua tribù, ma non sapeva quando. Il dolore che provava al pensiero di lasciare Acam le annebbiava la vista, ma non poteva tradire gli Dei, era stata scelta. Uri sovrintendeva ai lavori finali delle piramidi. Erano gemelle, in tutto e per tutto identiche. La scatola magica aveva compiuto dei miracoli trasportando le rocce che servivano alla costruzione. Solo premendo un quadratino, la roccia diventava leggera e si modellava come creta. Ma le trappole per tenere lontano i predatori, quelle no. Quelle le avevano costruite Uri, con il suo ingegno e l’aiuto di Acam, e la sua donna. Nel loro ventre erano nascosti i segreti della Famiglia Reale. Gli spiriti guida erano venuti in gran segreto e avevano nascosto il loro tesoro nei meandri delle piramidi. Nessuno doveva svelare quel segreto. Erano passate molte lune e Uri non era più il capo. Invecchiava e aveva timore di non aver tempo per tramandare tutto il suo sapere ai propri figli e ai figli dei figli. Gli venne in aiuto la donna di Acam che con entusiasmo incise le sue parole sopra pelli di cervo, conservandole poi in giare di terracotta.
Una notte uno spirito guida si presentò nella sua capanna e gli comunicò che il tempo era finito, doveva tornare alla luce. Uri sorrise, soddisfatto della sua vita, non aveva nessun remora a lasciare il suo corpo.
L’alba trovò Uri senza vita. La tribù onorò il suo corpo cremandolo con un falò di legno di ginepro e frasche di rosmarino. Le sue ceneri furono lasciate al vento accompagnate da celebrazioni della sua lunga e onorata esistenza.
Morto Uri, Acam diventò il capo spirituale e temporale della tribù. La sua donna, la Dea madre della tribù, gli rimase accanto per due primavere. Scaduto il tempo, gli Spiriti Guida scesero sulla terra per prelevare Nantù, la donna di Acam. Tra le lacrime e la rassegnazione, Nantù promise amore eterno al suo compagno. Una luce brillante pervasa da un calore indescrivibile prese Nantù e la portò verso le stelle.



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Cenzie Loparco

 Il ragazzo, sguardo deciso, disse che non avrebbe mollato. "Voglio la verità. Con o senza l'aiuto dei carabinieri. E' stato D'Agostino, me lo sento." Andrea scosse il capo incredulo. "Ma ti senti quando parli? Tu sei ossessionato da tutta questa storia. Sicuramente il tuo amico appuntato sarà uno stupido, ma penso che abbia ragione. Inoltre, cosa potresti fare tu, da solo?" Salvo non rispose subito, si alzò dalla panchina di scatto, passandosi nervosamente la mano fra i folti capelli neri. Poi tornò dall'amico, parandoglisi davanti. "La domanda esatta è: cosa possiamo fare noi."

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Daisy Franchetto
29 maggio alle ore 18:27

Ciao! Grazie per l'accoglienza!
‪#‎postmetà‬ da Sei Pietre Bianche

Altea e Sinbad si erano ritrovati ai piedi di un albero e per un istante temettero di non essersi mai mossi. Ma fu sufficiente uno sguardo al panorama per capire che erano giunti a destinazione.
Si trovavano sulla punta di una collina, dietro la quale un sole rosso e caldo tramontava. Davanti a loro, brulicante e piena di odori, si stendeva Tukana, un groviglio di strade e case che si compenetravano l’una nell’altra. Si diceva che gli stranieri particolarmente sprovveduti perdessero la strada, e quindi la ragione, una volta giunti in quel luogo che non aveva morale.
Altea contemplava il panorama a bocca aperta.
«Non hai mai visto un posto del genere?» le domandò Sinbad alle spalle e lei trasalì nel sentirlo vicino.
«No. E tu?» domandò Altea improvvisamente nervosa.
«Non sono mai stato qui, ma avere conosciuto altre Dimensioni Sotterranee mi ha preparato un po’ a questo spettacolo. Non dimenticare che vengo dal Mondo Ctonio.»
Altea annuì. «Solo ora comprendo le profonde differenze tra le Dimensioni. Una città del genere non sarebbe mai potuta sorgere in una Dimensione Superiore.»
«Tukana è unica nel suo genere, per fortuna. Non esiste altro luogo che possa corrodere un’anima come questo. In molti vi si sono perduti.»
Calò il silenzio, entrambi tentavano di raccogliere le forze per affrontare quel che potevano solo immaginare li attendesse.
Fu Altea a parlare per prima. «Tu sai quale sia il senso della nostra venuta in questo luogo?»
Sinbad stava per rispondere, ma una voce alle sue spalle lo interruppe.
«Siete qui per incontrare me.»
Alto quanto due uomini, con le candide ali che toccavano terra, le braccia aperte e un sorriso benevolo in volto, davanti a loro si era materializzato dal nulla Amos.






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Claudia Melandri
29 maggio alle ore 17:31


Buon pomeriggio! Per ‪#‎postmetà‬ dal ‪#‎IlDono‬ vol.1

Non riuscì a finire il discorso perché Sean si alzò uscendo in giardino. Lei lo seguì a ruota.
– Ti prego aspetta! – Gridò Sara cercando di raggiungerlo. Ogni falcata di Sean era come un salto in lungo per lei. Riuscì comunque ad afferrarlo da un braccio e fermare la furente avanzata.
– Per favore Sara, è meglio che rimanga un po’ da solo. Non voglio che tu mi veda così. Devo pensare.
Un nodo allo stomaco la fece trasalire. – A cosa Sean? A cosa devi pensare?
– Ehi, niente paura. – La tranquillizzò lui, percependo il suo stato d’animo.
– Allora spiegami, non andare via così.
Sean sospirò. – Lui ti ha conosciuto molto prima di me. E se avesse avuto più coraggio, ora saresti sua e non mia.
Soffiava un vento gelido che perforava anche le ossa, ma lei era così presa da quelle parole che al contrario sentì la pelle bruciare. Un calore che le imporporò le guance.
– Anche se fosse andata così, noi due alla fine ci saremmo incontrati e innamorati, con il risultato che Patrick avrebbe sofferto ancora di più.
Sean non capì cosa lei volesse dire, rimuginava ancora su quella mancata possibilità che gli stava mandando tutti i nervi fuori fase. Si abbandonò sulla panchina nelle vicinanze con le mani in tasca, gambe incrociate e allungate in avanti. Gli occhi fissavano rabbiosi la punta delle scarpe.
Sara lo sorprese inginocchiandosi al suo fianco. Gli tolse le mani dai Jeans e se le portò al viso, senza che lui opponesse alcuna resistenza.
– Ricordi la sera del tuo arrivo? Io ero alla finestra del piano di sopra. Fuori, buio totale. Hai preso la sacca dal bagagliaio per andare alla dependance. Dopo qualche metro ti sei fermato e girandoti hai guardato nella mia direzione. Non vedevo il tuo volto, ma so-lo i tuoi occhi. Due diamanti blu che squarciavano l’oscurità. In quel momento ho desiderato con tutta me stessa di trovarmi a un soffio da quella luce accecante. – Con un profondo sospiro, poggiò la fronte a quella di lui. – Ti ho amato da quella sera. Sembra assurdo lo so, ma è così. Invece Patrick l’ho avuto per più di otto ore al mio fianco e non è successo niente. Niente, capisci? Ciò che sento per te va oltre ogni possibile immaginazione. Ti avrei amato sempre e comunque. Io lo so. Ora lo sa anche Patrick ma… tu? – Lui inspirando trattenne l’aria dentro di sé. Poi rilassò il petto e il corpo si abbandonò alla dolce dichiarazione d’amore.
– Ora lo so anch'io, e sono l’uomo più felice del mondo. Ma per un attimo ho temuto che…
– Sssh, smettila – sussurrò Sara sedendogli sulle ginocchia. – Adoro il suono della tua voce, ma adesso desidero che te ne stia zitto e che mi baci come solo tu sai fare.
Non se lo fece ripetere due volte. Sean si avventò sulle sue labbra con irrefrenabile foga e, senza interrompere il contatto, la prese in braccio avviandosi verso la loro casetta. Soltanto i baci, per quanto dolci e profondi, in quel momento non gli sarebbero di certo bastati.https://www.amazon.it/Male-nellAnima-Trilogia-Dono-ebook/dp/B01BUHNLYS/ref=pd_cp_351_1?ie=UTF8&refRID=N19H5518EEPNNMG03BG3









Rossella P. Autrice
29 maggio alle ore 17:10

Segin, volenterosa con doti nella media, mano leggera e con forte senso della prospettiva.
Floria, potrebbe ottenere di più ma ha scarsa concentrazione, utilizza il colore in modo creativo.
Sintia, usa la matita come se fosse un’accetta, non è molto portata per il disegno.
“E allora permettetemi di dirvi che non ha senso frequentare le lezioni.” Risponde la ragazza, contrariata per il giudizio negativo.
“Ma vogliamo darvi la stessa formazione come tutte le qui presenti signorine, Lady Sintia. – Spiega il Reggente. – Lo sapete che questo sta a cuore a tutti noi.” E indica con un cenno Soφια che senza perdere la concentrazione si accinge a tracciare una linea curva.
Il giudizio che il maestro ha su di lei è positivo. Molto portata, bella mano, raggiunge buoni risultati anche quando non si applica, perché spesso durante le lezioni non fa che bisbigliare con le sue amiche.
“Il problema sta nel fatto che spesso il disegno è considerato una disciplina secondaria.” Si lamenta il maestro.
“Sta a voi fare in modo che gli venga data la giusta importanza. – Suggerisce il Reggente, che ha intenzione di troncare presto quel discorso perché ha altro per la testa. – E ora vi prego di scusarmi, Maestro, ma devo chiedervi di lasciare andare la Principessa, ho bisogno di conferire con lei. E non andate in paranoia, avrei chiesto la stessa cosa anche al maestro di Medicina.
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Andrea M. Schiuma
28 maggio alle ore 20:24
la sa-la-osservava la mia interpretazione a braccia incrociate- e mi ap-plaudiva, dirigendosi verso di me. "Bravissima, Natalia" mi disse. "Finalmente un'interpretazione perfetta, come quella che volevo io". Mi sentivo felice, soddisfatta. Rimasi fino alla fine delle prove, ad as-sistere al duello tra Amleto e Laerte, alla morte di Gertrude e all'in-coronazione finale di Fortebraccio. Quando tutte le luci furono acce-se camminai verso la mia giacchetta di jeans che avevo lasciato su una sedia. Tastai rapidamente le tasche fino a quando non trovai il cellulare. Vidi che c'era un messaggio non letto inviato da Lorenzo. Lo aprii. Diceva che doveva parlarmi il prima possibile, era urgente.
La cosa mi agitò molto. Riposi subito il cellulare nella tasca. Aprii la porta della sala. In un altro momento mi sarei fermata a fare chiacchiere con gli altri attori della compagnia. Non era quello il caso. Voltai la testa. Salutai tutti quanti in generale. Richiusi la porta quasi sbattendola. Corsi a precipizio lungo le scale. Sembrava che dovessi salvare qualche moribondo giù al palazzo. Presi la via più breve per arrivare a casa. Nel messaggio Lorenzo mi aveva detto di vederci in una piazzetta a metà strada tra casa mia e la sua. Quando arrivai a casa erano le otto e mezza. Lorenzo mi aveva chiesto di es-sere nel luogo dell'appuntamento alle ventuno e trenta. Giunta di fronte alla porta di casa, feci per prendere le chiavi, ma mi caddero. Le ripresi, mi caddero un'altra volta. Diedi una botta forte alla pare-te. Al terzo tentativo, riuscii ad aprire la porta. Sapevo che, varcando quella soglia, avrei dovuto cercare in tutti i modi di non far intendere il mio stato d'animo, dovevo essere forte, possedere una scorza che mi proteggesse dal mondo esterno. Ben inteso, ovviamente, non ci riuscii."
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3 commenti:

  1. Per chi ama la Sardegna può cominciare a leggere la mia pagina "69" ma anche tutte le altre sono interessanti, buona lettura!

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  2. Grazie mille Francesca!
    Claudia

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  3. ❤️❤️❤️ Grazie Francesca!

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