sabato 4 luglio 2015

Oggi ospite L'autrice Clara Cerri




Benvenuta Clara !!! Questo lo spazio a te dedicato per ringraziarti dei selfie che ci hai regalato per #LeggiUnEmergente. Inoltre mi dà immenso piacere ospitare un’amica oltre che collega.
Vediamo, vediamo cosa chiederti….

R. Come prima cosa vorrei ringraziare Spiderman per essersi gentilmente prestato alla nostra campagna di propaganda.

Quale spazio occupa nella tua vita la scrittura?

R. Tutto quello che ho fatto, nella vita, ha avuto a che fare con la scrittura. Fino a poco tempo fa scrivevo saggi, articoli scientifici, traduzioni, voci di enciclopedia. Tutte attività in cui saper scrivere, sia negli aspetti creativi che in quelli tecnici, è estremamente utile. Non c'è una grande differenza tra cercare le parole per far capire, per esempio, il motivo per cui la storia di Mosè è stata narrata in un certo modo, e cercare le parole per far capire lo stato d'animo e le azioni del personaggio di una storia. Quando scrivo un saggio, però, affronto una questione, un fenomeno, e cerco di spiegarlo, non devo crearlo io. Un fenomeno ha una sua forza intrinseca che non dipende da me. In letteratura la storia devo inventarla, e occorre che sia forte. Questo è l'aspetto della scrittura che mi preoccupa di più.

Pensi di farne un lavoro oltre che un hobby?

R. Se per lavoro si intende un'attività in cui ci impegniamo quotidianamente, con diligenza, che cerchiamo di seguire in tutti gli aspetti, la scrittura è per me già un lavoro. Diverso è se intendi per lavoro la capacità di mantenersi, o comunque di dare un contributo sensibile al bilancio famigliare, con i proventi della scrittura. Ma nel mercato attuale vivere di scrittura è molto difficile per chiunque, a meno di avere più attività (per dire, sia come scrittore che come giornalista o autore di film, documentari, sceneggiati...) o un enorme successo di vendite, che (per ora, eh?) non è il mio caso.

Cosa leggi nelle ore libere?

R. Saggi, classici, autori contemporanei. Un po' di tutto: vado molto a naso e non sono il tipo che si incuriosisce dell'ultimo bestseller o dell'ultimo caso letterario che fa discutere. Da quando ho un Kindle, leggo molti ebook di autori esordienti, dove ho trovato molte belle sorprese. Amo molto leggere in lingua originale, se posso.

Come è nato questo tuo libro? Come ti è venuta l’ispirazione?

R. Ero in fila all'Agenzia delle entrate e avevo un quaderno, una penna e la storia di William Denver che mi ronzava da un po' nel cervello, una storia vera degli anni '60 che avevo collegato con quella della mia famiglia. L'attesa allo sportello è diventata attesa dell'unico rarissimo autobus che poteva riportarmi a casa da laggiù, e io continuavo a scrivere appoggiata a una ringhiera. Da lì è nata l'idea di raccontare, in tanti episodi conclusi ma intrecciati tra di loro, una storia in cui emergesse continuamente quello stesso contrasto tra perdite, delusioni, sogni che si infrangono, da una parte, e voglia di reagire, amore per la vita, per l'amicizia, per l'arte, dall'altra. Un chiaroscuro violento che ha caratterizzato la mia esistenza e quella della mia famiglia. Non è un'autobiografia, intendiamoci. Ma anche le molti parti inventate rappresentano qualcosa di vero.  

Quanto hai impiegato per la stesura? E per la revisione?

R. Più o meno un anno tra stesura e revisione. Non c'è stato un passaggio netto: man mano che scrivevo rivedevo e rimodellavo le parti precedenti. Sono stata aiutata da un gruppo di amiche e amici che hanno letto l'opera man mano che si creava. Una di loro è stata eletta Revisore Supremo e aveva l'ultima parola. Come ricompensa (!!?) è diventata uno dei personaggi del libro.

Quali sono stati i passi che ti hanno portato alla pubblicazione?

R. Ho seguito un iter molto "scientifico": ho cercato le case editrici che accettassero invii spontanei di manoscritti (rigorosamente non a pagamento) e che pubblicassero raccolte di racconti. Sono stata molto aiutata da ricerche sul web e da forum di scrittori come Writer's Dream. A circa un anno dal primo invio è arrivato il contratto di Lettere Animate.

Ebook o cartaceo?

R. Questa è stata la nota dolente. Ero quasi disperata all'idea di pubblicare il mio libro solo in ebook. Mi sembrava una pubblicazione di serie B. Nessuno mi avrebbe presa in considerazione, non avrei fatto una presentazione con le tartine in un circolo letterario, non mi sarei vista negli scaffali di una libreria. Però in fondo esistevano già dei libri cartacei col mio nome sopra (un altro, quello vero), per giunta sparsi per centinaia di biblioteche. Con la narrativa dovevo cominciare tutto daccapo, e poi la pubblicazione digitale era semplicemente un mondo che dovevo ancora conoscere. A più di un anno dalla pubblicazione posso dire che l'ebook è un mezzo che permette veramente di arrivare a chiunque. Anche se ho l'impressione che funzioni meglio, se parliamo di vendite, con la letteratura di genere. 

Genere del libro?

R. Mainstream, che suona un po' come Maelstrom, il gorgo dove si concentra (e a volte, ahimè, sparisce) tutta quella letteratura che tratta tutti gli argomenti senza concentrarsi su nessuno. Che parla di amore senza lieto fine, di omicidi di cui nessuno cerca il colpevole, di misteri quotidiani che non trovano risposte. Non è facile farsi notare a prima vista con storie che, in definitiva, assomigliano alla vita quotidiana. Ma la sfida, da sempre, è rendere la quotidianità interessante e intrigante, mostrarla da un punto di vista inaspettato, descriverla con passione.

Raccontaci in breve di cosa parla, cosa ci racconti in questa storia




R. Essendo una raccolta di racconti in parte autonomi è difficile riassumerla. Intanto tutte le vicende girano intorno alla vita della mia famiglia, tra gli anni '50 e oggi. Tutto comincia con l'incontro tra William Denver, un musicista americano reduce da un grosso fallimento personale e professionale, e mio zio Pietro, che per anni ha diretto un gruppo vocale di musica del Rinascimento, un genere che in Italia allora nessuno conosceva. Da questa storia parte il ricordo della giovinezza dei miei genitori e di come le loro vite abbiano influenzato la mia. A metà libro introduco il personaggio che simboleggia le ultime generazioni, Roy Cerri, un lontano parente americano che è venuto a studiare a Roma. Il nesso tra le storie, oltre ai personaggi che appartengono alla stessa famiglia, è il tema: come si sopravvive alla perdita di quello che più ci stava a cuore, a cosa ci si aggrappa, a quali energie si deve attingere? Anche Clara e Roy, come William, vedono sfumare le loro speranze e devono ricreare la loro vita da capo. Che non è, come si dice, una passeggiata di salute. Ci vuole molto coraggio e molta passione.

Un po’ di auto promozione:
Perché dovremmo leggerlo?
R. Perché credo che le esperienze di cui si parla siano esperienze di tutti, e che faccia bene vedere qualcun altro che combatte con le parti oscure della vita senza sputare troppe sentenze e senza miracoli o superpoteri. I miei personaggi ci parlano come parlerebbero a se stessi, senza nasconderci i momenti più umilianti e gli aspetti più "bassi" e comuni dell'esistenza (il bello della storia discute affettuosamente con i propri spermatozoi...). Per questo si ride anche, e c'è anche una buona dose di erotismo.




Cosa dicono i lettori?

R. Alcuni lettori sono rimasti spiazzati dai salti temporali, altri dalle citazioni che compaiono qua e là nella narrazione. Alcuni trovano strana la forma, a metà tra raccolta e romanzo. A molti però è piaciuto il mio modo di scrivere, perché è leggero, ironico e riesce a parlare di ferite aperte senza fare troppo male.

Proponici qualche recensione (copia incolla o metti il link )

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Enrico Gianmarco:

Cosa bolle ora in pentola? Progetti per il futuro?

R. Proprio in questi giorni è uscito lo spin-off del mio romanzo, il racconto "Il primo scoglio", che si può scaricare gratuitamente da Amazon o dagli altri store digitali. Ho scritto un nuovo romanzo sull'adolescenza di Roy Cerri, il cugino artista di "Dodici posti dove non volevo andare", presto comincerò a proporlo alle case editrici... e ad aspettare incrociando le dita. Poi vorrei portare a termine un vecchio progetto assai divertente, una storia ambientata negli anni '80 che ha a che fare con l'antico Egitto, con l'immigrazione e con un eroe costretto a reinventare drasticamente la propria esistenza. Sarà un romanzo a quattro mani.

Ti faccio un enorme in bocca al lupo per tutto e ti ringrazio per avermi dedicato il tuo tempo.



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