martedì 6 gennaio 2015

Una nuova intervista

Questa l'intervista che mi ha fatto Maria Simeone per il momento di scrivere:


INTERVISTA ALL’AUTRICE
francy11
Quando hai scoperto la passione per la scrittura e quando hai iniziato a scrivere?
La passione per la scrittura l’ho sempre avuta. Da bambina inventavo storie su storie, ne ho ancora qualcuna sui quadernetti ingialliti. poi, con gli anni, ho unito l’amore per la scrittura a quello per il disegno e ho iniziato a scrivere favole, che leggevo in classe ai miei alunni.
Infine, durante le interminabili giornate di una gravidanza costretta a letto, ho iniziato a scribacchiare una storia, questa storia, che ha preso vita e ha resistito a tagli, revisioni, rifacimenti, persino ai miei scoraggiamenti, sino a giungere fino a voi.
Quali erano le tue lettura da bambina?
Da bambina ero vorace come ora, forse di più. Ricordo che, in prima media, l’insegnante mi fece una ramanzina perché avevo riportato indietro il libro La piccola Dorrit dopo due giorni, con tanto di relazione. Credeva avessi imbrogliato, perché il tempo di lettura in media era quindici-trenta giorni. Ma la storia mi aveva preso tanto e non avevo fatto altro che leggerlo sino a finirlo in poco tempo.
I miei libri del cuore dell’infanzia, letti almeno due o tre volte, sono: Anna dai capelli rossi – il primo libro che mi hanno regalato, tutto mio. Un’emozione fantastica!-, I ragazzi della via Pal, Il Visconte dimezzato e Robinson Crusoe, letto non so nemmeno io quante volte.
Con l’adolescenza ho iniziato a leggere tutti i classici della libreria di mio padre, letture atipiche e forse inadatte alla mia età, che mi hanno segnato e fatto amare questo mondo. Ero la classica ragazzina malaticcia, soffrivo d’asma e passavo lunghe giornate invernali costretta a casa, così ho iniziato a viaggiare attraverso le parole dei libri.
Da dove nasce la tua passione per il genere spy story?
Io amo l’intrigo e l’avventura. Da adolescente ho seguito tutte le serie televisive con agenti segreti o agenzie investigative. Non so cosa mi attragga, il mistero, l’azione, ma più di tutti il fatto che persone normali possano nascondere chissà quali avventure. Del tipo che il vicino sfigato e occhialuto possa, in realtà, celare un’identità segreta alla Superman. Insomma: la possibilità che le persone possano essere molto diverse da quel che sembrano.
Per creare le tue storie, fai delle ricerche o ti affidi al tuo bagaglio culturale? 
Per la fase puramente creativa, butto giù tutto quel che mi dice la mente ed è la parte più divertente ed emozionante, quella che mi toglie il sonno, la fame e mi rende felice. Poi, però, inizia la documentazione. Per Phoenix, essendo ambientato in luoghi lontani e sconosciuti, non è stato affatto semplice. Ho esaminato mappe satellitari e cartine, letto guide turistiche e chiesto a persone che abitavano nelle zone.
Anche per quanto riguarda il periodo storico ho studiato tantissimo, cercato stralci di giornali e testimonianze della guerra fredda ed è proprio durante queste ricerche che ho scoperto la Stasi (Ministerium für Staatssicherheit), la polizia segreta della Repubblica Democratica Tedesca, nella Germania dell’Est.
Più leggevo, più mi incuriosiva, sopratutto la prigione, i metodi di interrogatorio – testimoniati o presunti – e il come fosse facile finirci. Ho deciso, però, che tutte le informazioni reperite dovessero rimanere da sfondo, per non rischiare di annoiare il lettore.
Il mio romanzo non è un saggio storico, ma un romanzo d’intrattenimento, in cui sono l’azione la trama a fare da padrone.
Nei personaggi, metti qualcosa di tuo?
Io credo che in ogni personaggio creato ci sia qualcosa di chi lo ‘partorisce’. Nel caso di Clay è un po’ complicato: lì c’entrano i miei studi e la mia passione per la psicologia. Clay è un uomo con molti problemi, dovuti in parte all’infanzia e in parte alle esperienze di guerra in Vietnam. E’ un uomo che eccelle nel lavoro ma non riesce a essere ‘normale’, ma un uomo che, a modo suo, ha trovato il modo di sentirsi libero e bene con sé stesso.
Se potessi scegliere tra Clay e Leila, chi dei due vorresti essere?
Senza ombra di dubbio. Leila. Lei è quella che più mi assomiglia: cresce da sola un figlio, anch’io lo sto facendo con le mie, va sempre di corsa e le incombenze ‘casalinghe’ la soffocano, ma ha ancora la voglia di sognare, di mettersi alla prova, di fare la differenza, anche se solo nel suo piccolo.
E’ una donna forte, più del super agente Clay.  Non si arrende nel gelo dei monti Appalachi e nemmeno nell’incubo della prigione, nonostante non sia addestrata né fisicamente, né mentalmente.
Hai mai pensato di diventare tu stessa un agente segreto?
Questa domanda mi ha fatto veramente sorridere e chi mi conosce riderà a crepapelle. Sono una gran fifone nella realtà: soffro di vertigini e mi rifiuto persino di andare in auto se ci sono dei tornanti, se per strada trovo delle grate, evito sempre di passarci sopra e chiudo gli occhi terrorizzata quando decolla l’aereo, che cerco di non prendere mai.
Non potrei mai e poi mai essere un agente. E’ forse proprio il fascino di qualcosa totalmente lontana da quel che sono ad attrarmi.
Quando avremo il piacere di leggere la seconda parte delle avventure di Blue Shadow e Phoenix?
La trama, la parte divertente di cui parlavo prima, è già pronta. Anche stavolta ne accadranno delle belle e, vi dirò, forse ci sarà anche una terza parte, di cui la trama è già delineata, ma la fase della documentazione deve ancora iniziare e può richiedere davvero molto, molto tempo.
Non posso ancora rispondere a questa domanda se non con un ‘ci sarà… prima o poi ci sarà’.
Una cosa però ce la devi anticipare: Leila si è rivelata molto più abile e intraprendente di quanto ci si aspettasse. Applicherà le sue nuove capacità per dare una sonora lezione al suo ex Dylan?
Dylan, nel secondo libro, avrà molto più spazio rispetto al primo, così come la vita familiare di Leila, che sarà messa davvero a dura prova.
Leila sarà più fragile, a causa degli eventi, ma non mollerà. Il rapporto tra lei e Clay sarà ancora al centro del romanzo, con molti più litigi e gelosie. Qualcun’altro vorrà intromettersi  tra loro.
Insomma: se non è complicato, non mi piace.

Maria Simeone
Scrivo per passione, per divertimento, per sfogo o per rilassarmi. Ho scritto una sola poesia e non ne scriverò altre. Preferisco i romanzi o pensieri sparsi su facebook, twitter e blog. Cambio lavoro ogni quattro anni e continuerò a farlo sinché la scrittura non diventerà la mia unica professione.

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