sabato 23 luglio 2016

estratti dal mio nuovo romanzo

Ed eccomi qui a presentarvi meglio il mio nuovo lavoro attraverso qualche estratto :-)


1
Si sentì osservata e vide il professore che la fissava sfacciatamente, le mani ai fianchi. “Non ci credo, ecco che si avvicina” lei lì a gambe larghe e braccia su, il volto rosso per la vergogna il cuore in tumulto. Maleducato!
«Che ne dici di giocare con noi? Impariamo a palleggiare e tirare a canestro, per ora mirano solo a dei cerchi in terra, ma mi sembra più divertente di questi esercizi dell’ante guerra».
“Davvero maleducato! Il re dei maleducati” Laura sentì le guance fiammeggiare e la bile salire. «Ma se ne vuole andare? Non vede che faccio lezione?»
«Oh lo vedo, lo vedo», le scoccò un’occhiata eloquente e sorrise, anzi ridacchiò sfacciatamente.












2
«Va bene, sono stata io ok? Io… io… volevo rifiutassi l’appartamento!»
Lorenzo aggrottò la fronte. «E perché mai?»
«Tu… tu … non mi sei simpatico».
«Oh tante grazie miss simpatia, mi conosci da dieci secondi e hai già deciso. E comunque, fai così con tutti quelli che non ti vanno a genio? Non mi stupirei se tu fossi la persona più sola al mondo» si arrabbiò, ma chi credeva di essere quella signorina so tutto io? «Ti do una brutta notizia: ho già firmato e non sarà certo un po’ di lucido da scarpe e del pomodoro a farmi cambiare idea». Si allontanò richiudendo la porta con il tallone. Che snob! Tentativo davvero patetico, ma non si poteva dire mancasse d’inventiva. Si sarebbe divertito a stuzzicarla, era una vittima fin troppo facile, lei, i suoi occhialetti e i capelli tirati.





3
Lorenzo percepì che lei era sveglia come lui. Non disse nulla, non si mosse, stava bene a contatto con la sua pelle. Certo faceva un gran caldo, la febbre doveva essere calata e con essa erano spariti i brividi.
«Sei tremendamente ingombrante», sussurrò girandosi verso di lui. Si trovarono faccia a faccia. Lei corrugò la fronte «e invadente» aggiunse.
«Il divano era mio se non sbaglio, sei tu che mi hai usurpato il posto».
«Mmm, sta’ zitto per favore, non hai esattamente un alito fresco».
«Ok, ok ho capito». Si mise a sedere, aspettò che passasse il giramento di testa e si alzò. «Vado a prepararti un tè, devi bere, ha detto il dottore che passerà a controllarti in mattinata».
«Hai chiamato il dottore? Il mio dottore?»
«Non conosco altro medico, mi sono appena trasferito, ricordi?»
Lei ritrovò le forze mettendosi a sedere «devi andartene subito»
«Non ti lascio così con la febbre alta, non me ne vado affatto»
«Non capisci, ti troverà qui insieme a me, capirà che hai dormito qui, lui penserà…»
«Oh, ancora con questo ‘penserà’, ma quanti film ti fai sulle opinioni della gente, cosa t’importa cosa penserà un medico e soprattutto figurati quel che gliene frega a lui di quello che fai della tua vita».
«Si dà il caso che sia un amico di famiglia, conosce benissimo Fulvio e gliene frega eccome della mia vita, lo spiffererà subito a mio padre». Si era alzata e lo sospingeva fuori dall’appartamento. «Io sto benissimo, ho già avuto la febbre, non morirò per un po’ di influenza, e nemmeno tu, ora fuori, fuori!»
Lo sospinse fino alla porta, afferrò la maniglia. Proprio in quell’attimo suonò il campanello.
«Ecco, troppo tardi» sibilò. «Nasconditi!»
«Cosa? Sei pazza?»
«Ho detto nasconditi, in camera mia, forza».
Lui obbedì mandandola al diavolo con un gesto della mano.







4
Laura prese la sua mano, il cuore già la tradiva, accelerando i battiti.
“L’emozione della danza”. Mentiva. “La gioia di imparare”. Mentiva spudoratamente.
Sentì la mano nel basso della schiena, che l’attirava verso di lui. Chiuse gli occhi e si lasciò guidare. Nessuna musica. Ma i rumori della cittadina sembravano lontani, attutiti. Molto più forte il palpito del proprio cuore al ritmo di quello di Lorenzo.
Lui si muoveva piano, Laura non riconobbe alcun passo che le avesse insegnato, ma non importava. Si sentiva bene. Poggiò il capo sulla sua spalla, il naso sull’incavo del collo. Avrebbe voluto rimanere lì per sempre.


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